Maxi processo per mafia, la parola alle difese

Oggi in aula bunker a Mestre continua l’udienza preliminare contro i Casalesi di Eraclea. Saranno 15 gli avvocati difensori a prendere la parola in ogni singola udienza: 75 gli imputati, buona parte dei quali ha scelto i riti alternativi. Ma il giudice, che prenderà la parola per ultimo, deve ancora decidere.

L’ormai ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, tra i primi 50 arrestati nel blitz del 19 febbraio scorso, ha invece scelto il rito immediato per andare a dibattimento subito. Nel frattempo il Tribunale del riesame di Venezia ha rigettato il ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Emanuele Fragasso, confermando la misura cautelare dell’interdizione dalla professione emessa nell’ambito dell’inchiesta. Mirco Mestre dovrà quindi attendere ancora prima di poter riprendere l’esercizio della sua professione di avvocato.

Tra i 75 imputati nei riti alternativi, il braccio destro del boss Luciano Donadio, Christian Sgnaolin, il poliziotto Moreno Pasqual, che avrebbe passato informazioni riservate al clan, Bernardino Notarfrancesco, uno dei guardiaspalle del boss. C’è un’altra dozzina di imputati che dovrà decidere da qui al 5 febbraio quale strategia adottare. Due i patteggiamenti concordati. Ci sono poi le varie costituzioni di parte civile, ultima delle quali la Città Metropolitana che si è aggiunta alla Regione, Cgil, Libera.

Il Comune di Eraclea, con il commissario Giuseppe Vivola, ha deliberato a sua volta la costituzione di parte civile che era in valutazione. Tra le parti civili, anche Fabio Gaiatto, trader di Portogruaro condannato per truffa e vittima di estorsione in questa inchiesta per mafia.

Il presidente del circolo Pascutto di Legambiente, Maurizio Billotto, che è stato tra i primi assieme all’associazione a denunciare episodi sospetti con dei dossier su Eraclea e il territorio che risalgono addirittura a una quindicina di anni fa, è perplesso. «Critichiamo comunque il ritardo degli enti locali», ha detto Billotto, «noi abbiamo verificato la possibilità di costituirci parte civile, ma non c’erano i capi di imputazione che potessero avallare la nostra richiesta. Rimane il rammarico per il ritardo delle pubbliche amministrazioni. Purtroppo rileviamo ancora che la gente e le categorie preferiscono non parlare di questi fatti e prendono le distanze. Le cose vanno dette come sono, invece, distinguendo il sano dal marcio, ma senza tacere».

In questi giorni è stato confermato che il Ministro dell’Interno Lamorgese ha chiesto lo scioglimento del Comune, come ha detto il generale dei carabinieri Giuseppe Governale, direttore nazionale della Dia, durante una trasmissione su Radio Rai 1. Il destino appare segnato per la cittadina che sta vivendo un incubo ormai da quasi un anno. Il generale dell’Arma ha parlato di un Comune Veneto, ma l’unico può essere appunto Eraclea al centro di questa vasta inchiesta.

I giorni per Eraclea ormai sono contati, ma tutto il litorale è preoccupato. Nei giorni scorsi, infatti, il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto aveva sottolineato la necessità di tenere alta l’attenzione in tutti il Veneto orientale. «È una zona dove ci sono interessi fortissimi», ha detto «Non c’è solo Eraclea, c’è Caorle, c’è Jesolo, ci sono altre realtà che vanno indagate perché queste cose non succedano più. Bisogna creare gli anticorpi».

Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano “La Nuova Venezia”