L’accusa della procura: «Teso era il riferimento in Municipio»

Sono due le principali figure politiche coinvolte nell’inchiesta sulla presenza dei Casalesi ad Eraclea e nel litorale veneziano. Uno è l’ex sindaco Mirco Mestre, accusato di voto di scambio politico-mafioso e difeso dall’avvocato Emanuele Fragasso. Mestre ha deciso di optare per il giudizio immediato, evitando così tutta la fase delle udienze preliminari, in corso in questi giorni all’aula bunker di Mestre. L’altro è il suo mentore politico, l’ex sindaco Graziano Teso (difeso dagli avvocati Daniele Grasso e Dimitri Girotto) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. I difensori di Teso si preparano a chiedere il rito abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena), richiesta che sarà formalizzata in una delle prossime udienze. Nella requisitoria di ieri, il pubblico ministero Terzo si è riferito all’ex sindaco (e prima del commissariamento vicesindaco di Mestre) Teso come a colui che doveva garantire la «copertura amministrativa» degli investimenti del gruppo di Donadio nel comune di Eraclea. Ne era quindi il punto di riferimento politico. Sindaco uscente nel 2005 e poi riconfermato nel 2006, secondo l’accusa anche grazie ai voti dei Casalesi di Eraclea, risultando vincitore sul suo oppositore per 266 voti. Teso era in contatto con Luciano Donadio e Graziano Poles dai quali aveva avuto anche un sostegno economico per la campagna elettorale di circa 10 mila euro. Anche ieri l’accusa ha ricordato il caso dell’hotel Victory. A fronte del sostegno economico e della campagna elettorale in suo favore Teso si sarebbe impegnato a favorire la vendita dell’hotel Victory, per 6 milioni e 500 mila euro, di proprietà degli stessi Poles e Donadio, e ad agevolare pratiche edilizie alle quale i due erano direttamente interessati, attraverso le loro società. L’attività di Teso sarebbe consistita nel promuovere la vendita dell’albergo a vari imprenditori offrendo in cambio il via libera ad altri interventi, come nel caso del progetto di Valle Ossi, per il quale mancavano ancora alcune autorizzazioni, o favorendo ad esempio l’edificabilità di alcuni terreni. La difesa sta preparando dei documenti per dimostrare che Teso si sarebbe mosso con altri obiettivi, e non certo per aiutare Donadio. Lo stesso Teso, che in queste udienze preliminari ha preferito non presentarsi all’aula bunker di Mestre, vuole farsi interrogare per raccontare al giudice la sua versione dei fatti, e fornire un’interpretazione alternativa rispetto a quella ricostruita nell’inchiesta della procura della Repubblica.

Scritto da F.Fur. per il quotidiano “La Nuova Venezia”