La foto con Donadio inguaia Graziano Teso

Lungo interrogatorio per l’ex vicesindaco di Eraclea, Graziano Teso. Nei giorni scorsi il settantunenne amministratore pubblico è stato ascoltato in gran segreto dal sostituto procuratore di Venezia, Roberto Terzo, il magistrato che sta indagando sulle presunte infiltrazioni della Camorra nel Veneto Orientale e che gli contesta un concorso esterno nell’associazione di stampo mafioso capeggiata dal presunto boss Luciano Donadio. Teso, assistito dall’avvocato Daniele Grasso, non si è sottratto alle domande del rappresentante della pubblica accusa, negando di aver dato supporto all’organizzazione criminale. L’ex vicesindaco ha ammesso di aver conosciuto Donadio, spiegando però di non aver avuto alcuna consapevolezza delle sue attività illecite e del suo ruolo di primo piano in un gruppo che faceva riferimento al clan dei casalesi.

Il magistrato ha acquisito agli atti una fotografia, ricevuta da un anonimo, che ritrae l’ex vicesindaco in centro ad Eraclea proprio assieme a Donadio e ad uno dei suoi più stretti collaboratori, Graziano Poles, arrestato lo scorso febbraio assieme al presunto boss con l’accusa di far parte integrante dell’associazione di stampo mafioso. Teso ha ammesso di aver incontrato Donadio, ma ha sostenuto che ciò sarebbe accaduto probabilmente una sola volta. La Procura aveva chiesto anche l’arresto di Teso. Il gip Marta Paccagnella non accolse la richiesta ritenendo gli episodi troppo datati, e dunque carente il requisito dell’attualità: il pm Terzo contesta all’ex vicesindaco di aver ricevuto da Donadio & C finanziamenti per la campagna elettorale del 2006 e un contributo di voti, impegnandosi in cambio dell’aiuto ad adottare una serie di iniziative favorevoli al gruppo criminale. Accuse che Teso ha respinto nel corso dell’interrogatorio, durato un paio di ore.

L’ex vicesindaco di Eraclea non è l’unico ad essere stato ascoltato nelle scorse settimane dal pm Terzo, il quale ha organizzato una serie di interrogatori per tirare le fila dell’inchiesta in vista del deposito degli atti, la procedura che precede la richiesta di rinvio a giudizio: l’avviso di conclusione delle indagini preliminari potrebbe essere notificato entro la prossima settimana ai circa cento indagati, dei quali una quarantina si trovano ancora in carcere o agli arresti domiciliaci, sulla base dell’ordinanza firmata dal gip Paccagnella. Per la prossima settimana è atteso anche il deposito della relazione conclusiva del commissario straordinario del Comune di Eraclea, Giuseppe Vivola, che sarà consegnata al prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, al quale spetterà poi la decisione sulla strada da intraprendere: nuove elezioni fra qualche mese oppure lo scioglimento del Comune per mafia, con un ulteriore periodo di gestione commissariale per 18 mesi e voto rinviato almeno al 2021. Su questa decisione probabilmente influiranno anche le conclusioni dell’inchiesta penale.

Da quando sono stati eseguiti gli arresti, lo scorso febbraio, la Procura ha acquisito nuovi elementi per sostenere l’accusa al processo, anche grazie alle confessioni rese da più di uno degli indagati finiti in carcere, che hanno accettato di rispondere alle domande del pm Terzo, raccontando i dettagli di come funzionava l’organizzazione criminale che per anni ha imposto la propria “legge” a numerosi imprenditori della zona, in parte vittime delle estorsioni (dopo aver ricevuto prestiti a tassi usurai), in parte complici dei casalesi nella gestione di società che ripulivano il denaro della camorra.

Scritto da Gianluca Amadori per il quotidiano “Il Gazzettino